Ricordo di Pier Giacomo Castiglioni

A memory of Pier Giacomo Castiglioni

Giotto Stoppino

Il primo ricordo di Pier Giacomo Castiglioni risale al 1948, anno in cui frequentavo il corso di Elementi di Composizione alla Facoltà di Architettura di Milano.
Professore di quel corso era l’Arch. Mancini, non certo rappresentante del Movimento Moderno, ma che oggi avrebbe maggiore rispetto per una villa Feltrinelli costruita in Liguria.
Suo assistente, o forse aiuto nel giudizio sugli allievi del corso era appunto Pier Giacomo Castiglioni.
Nel costume di allora il corso si svolgeva per mezzo di progetti ex tempore, realizzati una volta alla settimana nelle aule della facoltà e per la durata di un intero giorno.
Io avevo trovato allora il modo di produrre disegni colorati, usando piccoli contenitori con colori a tempera che avevo preparato in precedenza e che scioglievo con un po’ d’acqua al momento dell’uso.
Questa mia tecnica ebbe molto successo ed ebbi naturalmente molti imitatori.
Alla fine del corso si era presentato il problema di decidere chi fra di noi fosse stato il primo a comportarsi in questo modo e, forse qui, il contributo di Pier Giacomo fu determinante ed io ebbi come voto il solo ed unico Trenta.
Nell’anno seguente il professore del corso era lo stesso Pier Giacomo Castiglioni e mi ricordo che sempre nella realizzazione di un ex tempore sul tema di un ingresso all’Arena di Milano per i campionati Europei di Atletica realizzai con cartoncino e fotografie un modello del progetto.
Massimo Vignelli, appena lo vide, fece venire un fotografo e per questo conservo ancora le immagini del modello.
L’anno fu completato con un progetto realizzato a casa e il tema era quello di una scuola.
Per informarmi meglio sul tema, ricordo di aver acquistato un libro di Maria Montessori.
Gli incontri col professore erano molto avvincenti, perché era molto gentile e comprensivo e soprattutto perché, parlando e discutendo con lui, s’imparava sempre qualcosa.
E’ iniziata allora la mia grande stima per Pier Giacomo come Maestro della progettazione.
Posso dire che i progettisti Italiani che hanno maggiormente contribuito alla mia formazione siano stati: Franco Albini, Carlo Scarpa e appunto Pier Giacomo Castiglioni.
Ad Albini mi legava la grande stima per il suo rigore e il costante aspetto poetico delle sue opere.
Di Carlo Scarpa, di cui ero diventato col tempo grande amico, mi affascinava la bellezza dei suoi progetti e anche dei suoi disegni, e un certo legame con la figuratività moderna.
Di Pier Giacomo mi aveva colpito un progetto del 1930-1940 il Radioricevitore a 5 valvole Phonola che portava anche la firma del fratello Livio e di Caccia Dominioni, ma nel quale io vedevo il contributo importante della sua mano, specialmente nella relazione plastica tra la base e il piano inclinato dei comandi e lo sviluppo organico dell’elemento dell’altoparlante.
Del periodo successivo ricorderò almeno alcune realizzazioni che mi hanno particolarmente impressionato oltre alle tante opere di almeno uguale valore.
Per prima la lampada Arco, prodotta nel 1962 dalla ditta Flos. La lampada risolve il problema di portare la luce al centro di una stanza senza avere un attacco a soffitto. L’ampia curva del sostegno è realizzata da una serie di tubi di metallo a sezione rettangolare che si inseriscono uno nell’altro per creare diverse posizioni del corpo illuminante. La base di notevole peso, è formata da un parallelepipedo in marmo che presenta un foro circolare che permette d’infilarvi un bastone per facilitarne lo spostamento. Questa lampada ha avuto un grande successo e di conseguenza, un grande numero di imitazioni, senza che mai nessuna di esse sfiorasse il livello del capostipite.
Nella lampada Taccia, prodotta da Flos nel 1962, l’idea nuova è quella di usare una luce riflessa per una lampada da tavolo: un elemento in vetro, dalla forma parabolica, appoggia e può ruotare su una base metallica nella quale è inserita la sorgente luminosa. A chiudere la parte in vetro un elemento metallico curvo che riflette appunto la luce. Il manicotto della colonna di base è assimilabile all’alettatura di raffreddamento di un motore. L’effetto finale è quello di ottenere un nuovo tipo d’illuminazione sul piano di lavoro con un piacevole effetto di luce diffusa e con l’eliminazione di ombre fastidiose.
Lo spillatore Spinamatic Splugen Brau è realizzato dalla ditta Poretti nel 1964. E’ uno degli oggetti di Pier Giacomo Castiglioni che mi ha colpito maggiormente perché in esso vedo chiaramente il gesto della mano di chi lo ha modellato, nella sua forma così ricca di fluenti volumi e di plastico impatto.
Alcuni critici hanno voluto inserirlo nella tendenza Neo Liberty, di cui anch’io ho fatto parte. Ma invece, io preferisco includerlo nelle pulsioni barocche che appaiono, di tanto in tanto, nella evoluzione di ogni movimento artistico.
Infine la lampada Snoopy, prodotta dalla ditta Flos nel 1962, in cui nel nome stesso già appare un’altra caratteristica di Pier Giacomo, ossia il senso dell’ironia connesso all’aspetto ludico del progettare. La basa cilindrica in marmo, disposta però in posizione inclinata, che oltre a portare la lampadina, regge anche un piano circolare in vetro, su cui si appoggia il riflettore in alluminio dalla forma complessa, ma studiata per dirigere il flusso luminoso su una zona particolare del piano di lavoro.
Potrei analizzare altre opere di Pier Giacomo, perché molte sono state quelle da lui pensate prima che disegnate dalla mano sapiente, ma a questo punto vorrei ricordare la sua appartenenza ad una importante famiglia di artisti, come succedeva in Italia già nel Medioevo e nel Rinascimento.
Il padre di questo famiglia era lo scultore Giannino Castiglioni, ma il messaggio del gruppo continua ancora nelle generazioni più recenti, e qui non mancherei di citare almeno la figlia di Pier Giacomo, Giorgina, che mi ha chiesto di scrivere queste note, in ricordo del padre, e che ora è mia carissima amica e si distingue anche lei nella tradizione creativa della famiglia.

Description of the image: Entrance to the Arena of Milan of the European Athletics Championships.

An elevated walkway crosses a Möbius strip. The multidimensional value of the plastic development of the continuous surface can be appreciated by those who move inside it.

My first memory of Pier Giacomo Castiglioni dates back to 1948, when I was attending the Elements of Composition course at the Faculty of Architecture in Milan.
The professor of that course was the architect Mancini; although certainly not a representative of the Modern Movement, today he would be more highly regarded for the Feltrinelli villa built in Liguria.
In those days, the course was conducted through ex tempore projects, carried out once a week in the faculty classrooms and lasting for an entire day.
I had found a way to produce coloured drawings using small containers with tempera colours that I had prepared in advance and that I would dissolve in a little water just before use.
This technique of mine was very successful and naturally many students imitated it.
At the end of the course, they needed to determine who had been the first one to have the idea and here, perhaps, Pier Giacomo’s contribution was decisive and I was the only one to receive the maximum mark (Thirty).
The following year, Pier Giacomo Castiglioni was the professor of the course, and I remember that, again for an ex-tempore project, whose theme was an entrance to the Milan Arena of the European Athletics Championships, I made a model of it using cardboard and photographs.
As soon as he saw it, Massimo Vignelli asked a photographer to come over and this is why I still have the images of the model.
The year concluded with a project done at home, whose theme was a school.
I remember buying a book by Maria Montessori to gain more information on the topic.
The meetings with the professor were fascinating because he was very kind and understanding and, above all, because you always learned something when talking and discussing with him.
That period marked the beginning of my deep regard for Pier Giacomo as a master of design.
Looking back, the Italian designers who have contributed most to my education have been: Franco Albini, Carlo Scarpa and Pier Giacomo Castiglioni.
The connection I had with Albini was based on a great esteem for his rigour and the constant poetic aspect of his works.
As regards Carlo Scarpa, with whom I had become great friends over time, I was fascinated by the beauty of his projects and of his drawings, and a certain connection with modern figurativeness.
As for Pier Giacomo, I had been struck by a project from the 1930s-1940s, the Phonola 5 valve radio receiver, which was designed in collaboration with his brother Livio and with Caccia Dominioni, but in which I detected the important contribution of his hand, especially in the plastic relationship between the base and the inclined plane of the controls and the organic development of the loudspeaker element.
Of the later period, I will remember at least a few works that particularly impressed me, in addition to the many works of at least equal value.
First, the Arco lamp, produced in 1962 by Flos. The lamp solves the problem of bringing light to the centre of a room without a ceiling attachment. The wide curve of the support consists of a series of metal tubes with a rectangular cross section that fit into each other to adjust the light position in different ways. The base, of considerable weight, is a marble parallelepiped with a circular hole for inserting a rod in it and moving the lamp easily. Having been so successful, this lamp was imitated countless times, with none of these emulations coming close to the level of the original.
The new idea in the Taccia lamp, produced by Flos in 1962, was to use reflected light for a table lamp: a glass element, with a parabolic shape, rests and rotates on a metal base which houses the light source. The glass part is closed by a curved metallic element that reflects the light. The shape of the column resembles the cooling fins of an engine. The final result is a new type of lighting on a work surface providing a pleasant effect of diffused light with no annoying shadows.
The Spinamatic Splugen Brau beer tap was made by Poretti in 1964. It is one of Pier Giacomo Castiglioni’s objects that has impressed me the most because in it, in its form so rich in flowing volumes and plastic impact, I can clearly see the gestures of the person who shaped it.
Some critics have chosen to place it in the Neo Liberty movement, of which I have also been part. I, on the other hand, prefer to include it among the Baroque impulses that appear from time to time in the evolution of every artistic movement.
Finally, the Snoopy lamp, produced by Flos in 1962, whose very name reveals another characteristic of Pier Giacomo, namely the sense of irony associated with the ludic aspect of designing. The cylindrical marble base, arranged in an inclined position, supports the light bulb as well as a circular glass diffuser on which rests the aluminium reflector with a complex shape, designed to direct the flow of light to a particular area of the work surface.
I could analyze other works by Pier Giacomo – he conceived so many ideas and then designed them with his expert hand – but for now I would like to highlight the fact that he belonged to an important family of artists, the way it used to happen in Italy during the Middle Ages and the Renaissance.
The father of this family was the sculptor Giannino Castiglioni, and the message of the group is still being carried on by the more recent generations. Here I cannot fail to mention at least Pier Giacomo’s daughter, Giorgina, who asked me to write these notes in memory of her father and is now a very dear friend of mine, and who also has distinguished herself in the family’s creative tradition.

Giotto Stoppino

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