Un ricordo di Mario Bellini

Pier Giacomo Castiglioni 1913-1968

«Ancora studente, all’ultimo anno di archiettura al Politecnico di Milano, vengo selezionato per partecipare ad una mostra di “design”, la “Biennale dello Standard” di Mariano Comense. Ci si aspetta che io disegni un mobile in abbinamento con un produttrore. A me tocca Sandro Pedretti e F.lli, un setaiolo e mobiliere della Brianza.

Disegno un tavolo in multistrati di Pao Rose e Wengé. Semplicissimo, leggerissimo e resistente: oggi diremmo minimalista.

Viene allestita la mostra e ricordo ancora la mia emozione quando i fratelli Pier Giacomo e Achille Castiglioni arrivano dove sostavo, un po’ timido e un po’ fiero, davanti al mio primo lavoro. I due Maestri all’istante toccano e smontano con gli occhi il tavolo, si danno un’occhiata d’intesa e dicono a voce alta – perchè anch’io sentissi – : “el ga un qual coss nella testa, quel fieu chi!” (ha qualcosa nella testa questo ragazzo qui). Sarà Compasso d’Oro.

Non l’ho più dimenticato.

Il mio successo precoce mi porterà ad incontrare ancora giovane molti compagni di strada già affermati e famosi. Nessuno mi riserverà altrettanto calore, altrettanta umana simpatia e disponibilità ad accettare “l’altro”, senza elevare recinti a difesa del proprio territorio».

«While still a student, in my last year of architecture at the Milan Polytechnic, I was selected to participate in a design exhibition, the “Biennale dello Standard” in Mariano Comense. I was expected to design a piece of furniture in collaboration with a producer. I got Sandro Pedretti e Fratelli, a silk and furniture manufacturer based in Brianza.

I designed a table in Pao Rose and Wengé plywood. Very simple, very light and resistant: today we would call it minimalist.

The exhibition was set up and I still remember my excitement when the brothers Pier Giacomo and Achille Castiglioni walked up to where I stood, a little shy and a little proud, in front of my first work. The two masters immediately touched the table and took it part with their eyes, gave each other a look of understanding and said in a loud voice – so that I could hear too: “el ga un quai coss nella testa, quel fieu chi!”. (He’s got something in his head, this boy!) The table won the Golden Compass.

I have never forgotten it.

My early success would lead me to meet many established and famous designers while I was still young. No one would show me as much warmth, as much human sympathy and readiness to accept ‘the other’, without putting up fences to defend their own territory».

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